Pandémià e pandèmonio.
Una volta in campagna, di notte, durante una serata placida, fui investito dall'onda d'urto di un vento improvviso, fortissimo. Questa esperienza singolare, probabilmente unica nella mia vita,mi sorprese e tanto. Da dove veniva quel vento? Certamente aveva una origine e una fine. Di fatti, alle prime luci dell'alba finì. Nulla faceva presagire niente, né prima né durante la tempesta.


La Pandemia soffia sulle nostre vite, e stravolge tutte le nostre abitudini. Un ciclone che ha risparmiato poche cose e pochi ambiti. Stiamo cercando di mettere in salvo le cose più care, tra queste la scuola; ma il vento continua a soffiare, sferzando tutti i luoghi della nostra vita, scoperchiando strutture mentali consolidate (alcune addirittura cristallizzate e pertanto più fragili). Ho detto in più occasioni e a più riprese che avremmo dovuto rivoluzionare molte delle nostre categorie e prospettive di giudizio. Tra tutte, questa:criticare acriticamente i limiti e l'insufficienza di scelte obbligate (e uniche), fare la conta di quanto non si possa più fare, stigmatizzando quello che funziona male, è un esercizio di sterile abilità. Come pescare carpe in un vivaio.


Priorità assoluta adesso, imposta e di tutto buon senso, è quella di fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto, mettendo in campo tutte le misure organizzative per garantire il distanziamento interpersonale, diminuendo la tensione e i rischi Insiti nelle nostre abituali attività. Nel nostro istituto, come in molti altri, gli alunni in classe non potevano più riempire lo spazio per intero, metro alla mano. Da lì discende la scelta obbligata di ridisegnare l'abitabilità di ogni ambiente, riducendo il numero delle persone contenute in ogni aula. Risultato: abbiamo contribuito a ridurre il traffico di mattina e il numero degli alunni sui pullman, stiamo riuscendo soprattutto, con la collaborazione e la sofferenza dei nostri ragazzi consapevoli, a gestire questa situazione bruttissima, attenuando (non eliminando) i rischi di contagio e di diffusione della pandemia. "Ma la didattica soffre", viene rimproverato.Bella scoperta, mi verrebbe da scrivere. Certo che soffre, e purtroppo soffrirà per un bel po'. Quello per cui ci siamo adoperati prima, durante e dopo l'estate (non solo io ma decine e decine di persone), con la citata ossessione nella gestione degli spazi, è stato ed è Il tentativo di attenuare le distorsioni e le limitazioni insite nella ddi e nella dad. Tutte le aule hanno computer, proiettori e Lim.; sono state installate telecamere che inquadrano le lavagne, abbiamo (due giorni fa) potenziato la rete per sostenere tutti i collegamenti. Sono stati formati tanti insegnanti sull'uso di ogni dispositivo in dotazione, fornendo assistenza in tempo reale ai nuovi docenti e a quelli più refrattari all'utilizzo di questi device. Sono stati creati spazi per la DAD, per quei giorni in cui le classi sono interamente a casa. Le critiche sono, oltre che ingenerose, completamente inutili; i suggerimenti bene accetti. Quella che non può essere minimamente intaccata è l'osservanza delle rigorose disposizioni ministeriali. 

Con buona pace dei negazionisti, il peggio deve ancora tornare, e la continuità dell'anno è a serio rischio. Quindi in maniera costruttiva e serena, ci si rallegri di quello che si riesce a fare in queste condizioni, grazie ad uno "sforzo super " da parte dei docenti, che si trovano a gestire una situazione schizofrenica e nuova: insegnare contestualmente ad una classe per metà in presenza e per la restante parte a casa, spesso con una duplicazione degli interventi e delle spiegazioni. Ringrazio anche la stragrande maggioranza dei genitori che verosimilmente hanno compreso i nostri sforzi e la necessità urgente di fronteggiare il male. Lamentarsi non serve a nulla.

La Pandemia c'è già, inutile scatenare un pandemonio.

Il Dirigente Scolastico

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